10. La Biblioteca Marciana dal 1850 al 1866

Lungo tutto il cammino che portò all'annessione di Venezia al regno d'Italia, la Biblioteca di San Marco, rimase in Palazzo Ducale in cui era stata trasferita nel 1812 durante l'occupazione francese, che l'aveva spogliata della sua antica sede sansoviniana. Il Palazzo Ducale, ormai privo della sua primaria funzione di governo era tuttavia una sede prestigiosa ma scomoda, poco adatta allo sviluppo e alla corretta conservazione delle collezioni librarie per i continui problemi di infiltrazioni d’acqua dai finestroni, per i rischi di incendio e di cedimento delle strutture.

La Sala del Maggior Consiglio, allora adibita a sala di lettura per la sua capienza e la sua importanza, fu usata spesso per iniziative culturali o politiche anche di grande rilievo: nel 1848-49 ospitò le riunioni dell’Assemblea dei Deputati Veneti e nel 1866 proprio le votazioni del plebiscito.

Dal 1850 la vita della Biblioteca scorse relativamente tranquilla e senza scosse sino al 1866, anche se nel 1863 sembrò imminente un nuovo trasferimento (nel vicino monastero di San Zaccaria) per lasciare il Palazzo Ducale disponibile come residenza privata all’Arciduca Massimiliano d’Asburgo, vicerè del Lombardo Veneto. Il progetto naufragò quando nello stesso anno Massimiliano accettò la corona di Imperatore del Messico e partì per la sua ultima e sfortunata avventura.

L’evento più traumatico di quegli anni fu sicuramente la spoliazione di manoscritti a opera del governo austriaco avvenuta nel luglio 1866, alla conclusione degli eventi bellici e prima che la sovranità sul Veneto passasse al Regno d’Italia.
Il Podestà di Venezia tentò di opporsi alle spoliazioni di beni culturali (quadri, manoscritti, documenti d’archivio) ordinate dal governo austriaco e, con una lettera appassionata si appellò al comandante militare della città, Generale Alemann, affinché scongiurasse il disperdersi del patrimonio culturale veneziano.

Anche l'allora direttore della Marciana, Giuseppe Valentinelli, tentò di bloccare le requisizioni respingendo gli inviati austriaci e argomentando che nell’ordine di sequestro si faceva menzione solo a documenti d’archivio e non a manoscritti posseduti da biblioteche.

Seguì la secca ingiunzione del Generale Alemann, comandante della piazza, che fece prevalere le ragioni della forza.

Il Valentinelli e il suo vice Giovanni Veludo riuscirono, comunque, a depistare abilmente le ricerche dell’abate Beda Dudik, incaricato della spoliazione e, delle sei casse allestite, solo una fu, alla fine, riempita e asportata.

La restituzione del materiale avvenne il 31 ottobre 1868 in ottemperanza alle clausole del trattato di Vienna.

Materiali

  • Album fotografico che ritrae i locali del Palazzo Ducale occupati dalla Biblioteca prima del trasloco alla Zecca del 1904.

    L’album costituisce una delle poche testimonianze fotografiche di come si presentavano le sale del Palazzo Ducale quand’erano sede della biblioteca e, in particolare, la sala del Maggior Consiglio, rimasta praticamente inalterata dal 1812 al 1904. Si possono facilmente osservare le condizioni di criticità in cui si trovavano le raccolte librarie, costrette in spazi inadeguati (armadi sovraccarichi, libri in seconda fila, etc.).

  • Lettera del Generale Alemann. 22 luglio 1866. (originale in tedesco con versione italiana dell’epoca)

    Lettera del Generale d’artiglieria Wilhelm von Alemann, responsabile del governo militare austriaco in Venezia, in cui si ingiunge a Giuseppe Valentinelli, Direttore della Marciana, di consegnare senza indugi, per ordine dell’imperatore, tutti i documenti scelti dall’incaricato imperiale, l’Abate benedettino Beda Dudik.
    Aleman ordina, inoltre, al Valentinelli di assicurare la massima collaborazione al Dudik nella ricerca del materiale da asportare.

  • Lettera della Congregazione Municipale della Città di Venezia al Generale Alemann. 23 luglio 1866.

    Coraggiosa lettera con cui il Podestà di Venezia, assieme alla Congregazione Municipale, tenta di opporsi alle spoliazioni di beni culturali (quadri, manoscritti, documenti d’archivio) ordinate dal governo austriaco prima del passaggio dei poteri al Regno d’Italia. L’autorità municipale si appella al comandante militare della città, generale Alemann, perché sospenda gli ordini di sequestro firmati da Franz Folliot von Crenneville, aiutante generale dell’imperatore.

  • Processo verbale dell’asportazione del materiale, redatto dal Direttore Giuseppe Valentinelli. 25 luglio 1866.

    Il Verbale descrive e scandisce gli avvenimenti così come si succedettero in quei giorni concitati. Il 21 luglio entra in Marciana l’abate Beda Dudik, accompagnato da un capitano dell’esercito austriaco, con l’ordine di requisizione a cui il Direttore oppone un netto rifiuto perché nelle disposizioni non erano state nominate le biblioteche. Il 22 luglio il generale Alemann, con una lettera che non ammette repliche, impone il rispetto degli ordini superiori e, infine, il giorno 25 il Dudik opera la scelta delle opere nei cataloghi e il loro asporto.
    Segue l’elenco completo dei manoscritti sottratti, in totale 95 volumi: 57 manoscritti latini e 38 italiani.
    Il contenuto delle opere riguarda soprattutto cronache e annali di paesi allora soggetti all’impero austriaco (Friuli, Dalmazia, Ungheria, etc.), tra questi anche una storia dell’assedio di Vienna nel 1683. Tutto il materiale rientrerà il 31 ottobre 1868, in seguito alla applicazione dell’articolo 18° (restituzione dei beni sottratti) del trattato di Vienna.
    Il verbale e l’elenco dei manoscritti asportati sono integralmente pubblicati nell’opera di Viktor Cérésole La verité sur les deprédations austrichiennes a Venise, Padova, Tipografia del Seminario, 1866 , presente in questo catalogo.

  • Telegramma del luogotenente austriaco da Verona al Direttore della Biblioteca Marciana. 28 agosto 1866.

    Curioso telegramma inviato dal luogotenente austriaco in Verona su ordine del Ministro che ordina al Direttore della Marciana, dopo l’armistizio di Cormons del 12 agosto, di far compilare a tutti i dipendenti una dichiarazione scritta in cui si dica: “…se intendono doppo la cessione del Regno di rimanere nel medesimo, rinunciando alla cittadinanza austriaca, oppure di continuare nel servizio del governo austriaco.” Ovviamente trasferendosi nei territori soggetti a quel governo.