6. I veneziani dei processi di Mantova

Venezia era stata l'ultima repubblica dell'impetuosa stagione del 1848-49 ad arrendersi all'assedio e al bombardamento austriaco, oppressa dalla fame e dal colera. Il governatore generale plenipotenziario Radetzky non pensò di fare sconti: Venezia dal 28 agosto del 1849 fu sottoposta a un ferreo regime di occupazione militare e penalizzata da un gravoso regime di tassazione e di “multe d'opinione” alle famiglie che avevano mostrato simpatie per la repubblica di Manin.

Alla città fu ridotto il porto franco, fu ripristinata la censura e un grande numero di impiegati della pubblica amministrazione venne sospeso dall'impiego.

Se molti furono costretti all'esilio o lo scelsero per evitare persecuzioni, altri a Venezia si preoccuparono di allacciare i rapporti con i gruppi dell'opposizione.
Così tra 1851 e 1852 Venezia veniva scossa da un'ondata di arresti che metteva a nudo un cuore mazziniano che pulsava nelle classi popolari e piccolo borghesi e divenne essa stessa sede di esecuzioni capitali. Nell'ottobre del 1851 fu impiccato il comasco Luigi Dottesio, accusato di propaganda insurrezionale, mentre il libraio veneziano Maisner, coinvolto nel processo, si vide trasformata la condanna a morte in 10 anni di lavori forzati.

Nel gennaio del 1852 venivano impiccati gli arsenalotti Michele Garbizza e Domenico Giaj per complicità nell'omicidio del colonnello Marinovich, avvenuto nel 1848; tra la fine di giugno e l'inizio di luglio era arrestato e indagato un gran numero di veneziani con l'accusa di aver costituito, già a partire dalla fine del 1850, un comitato mazziniano che aveva progettato di rapire il giovane imperatore: il più coinvolto risultò Angelo Scarsellini, colto e di buona famiglia, in relazione con Mazzini e gli altri comitati. Seguivano il giornalista Bernardo Canal, il pittore Giovanni Zambelli, l'agente di ditte di piccolo commercio Giovanni Paganoni, l'ingegnere Giovanni Malaman, lo spedizioniere Giovanni Conte, il pittore Giovanni Secretan e molti altri, tra cui biadaioli, stracciaioli, rigattieri, calzolai.

Una buona parte di loro fu portata a Mantova, reclusa nel castello di San Giorgio, sede del processo che riguardava anche i cospiratori mantovani.

Le prime condanne a morte videro protagonisti proprio i tre veneziani Scarsellini, Canal e Zambelli, impiccati la mattina del 7 dicembre del 1852 nella valletta di Belfiore, alle porte di Mantova. E spettò sempre a un altro veneziano chiudere, il 4 luglio del 1855, la triste serie dei 'Martiri di Belfiore': il noalese Pier Fortunato Calvi, arrestato nel settembre del 1853 in Trentino mentre organizzava una rivolta antiaustriaca.

 

Materiali

  • L'Annunziatore. Giornale d'interesse comune, Venezia,Tip. di Alvisopoli [poi Tip. del Gaspari], 1850-'51. Collocazione: Per. 489

    L'Annunziatore, che apparve il 24 luglio del '50 per chiudere le sue pubblicazioni con il numero del 15 marzo dell'anno successivo, era diretto dall'erudito, musicista e tipografo Luigi Plet, collaboratore di Luigi Carrer. Il giornale venne sospeso dalle autorità austriache nell'ottobre dello stesso anno. Riuscì poi a riprendere la pubblicazione nel gennaio del 1851 ma concentrò prudentemente i suoi interessi sulla critica musicale e la cultura generale, con articoli anche a firma di Giuseppe Tassini.
    Apertura: venerdì 30 agosto 1850 che sotto il titolo “Reclamo” si alza a difesa degli impiegati della pubblica amministrazione sospesi dagli austriaci: “Havvi una classe d'individui, la quale, da pressoché un anno mena una vita assai triste e stentata...”.

  • Il progresso. Giornale umoristico-letterario, Venezia, Salvatore Santini, 1850. Collocazione: Incompl. 371

    Pochi furono i giornali che uscirono durante la terza dominazione austriaca, a parte la fida Gazzetta di Veneziadi Tommaso Locatelli. Il Progresso ebbe vita assai breve e si spense nello stesso anno di nascita, probabilmente ostacolato dalla censura austriaca, nonostante l'assai velata satira. Era diretto e stampato da Salvatore Santini.
    Apertura: n.1 del 31 agosto 1850 articolo “Viva la censura!”. Si ironizza sulla libertà di stampa: “Forse non sarei lontano dal credere utile che si tagliassero le mani ai sudditi per impedir che rubassero od uccidessero, che si proibisse il fuoco per timore che non lo si applichi a qualche edificio, o che si tagliassero le lingue perché i fanatici e gli entusiasti non mandino fuori ad ogni momento lamenti ed ingiurie”. Concludeva con un voluto paradosso: “Finalmente possiamo scrivere liberamente, poiché la stampa non è più libera.”.

  • Il Ventidue marzo 1848. Cenni biografici e sul massacro di Giovanni Marinovich, colonnello al servizio dell'I. R. Marina, Venezia, Tip. di T. Fontana, 1850. Collocazione: Misc. 686.14

    Rientrati gli austriaci a Venezia, comparve a stampa questo opuscolo che celebrava le virtù del colonnello Marinovich, comandante dell'Arsenale veneziano, ucciso il 22 marzo del 1848 dagli operai dell'Arsenale infuriati per gli ostili rifiuti a ogni miglioramento salariale. Da qui prese il via la rivoluzione veneziana. I presunti uccisori, gli arsenalotti Michele Garbizza e Domenico Giaj, vennero arrestati e impiccati nel Campo di Marte, il 26 gennaio 1852.
    Apertura: frontespizio.

  • Alessandro Repetti, 1840-1851. Luigi Dottesio da Como e la Tipografia Elvetica da Capolago. Ricordi, Roma, Tipografia Nazionale di Reggiani & soci, 1887. Collocazione: Misc. C. 7790

    Nei suoi ricordi l'esule genovese Alessandro Repetti, fondatore della Tipografia Elvetica di Capolago che pubblicava opere patriottiche da diffondere clandestinamente in Italia, tratteggia la figura di Luigi Dottesio, incaricato della loro diffusione. Arrestato nel gennaio del 1851, fu trovato in possesso di un elenco di persone, tra cui era nominato il libraio veneziano Vincenzo Maisner. A Venezia, grazie a un passaporto falso, giunse Giuseppina Perlasca Bonizzoni, compagna del Dottesio che voleva tentare di liberarlo ma, scoperta, fu costretta a rientrare a Como. Sarebbe stata poi arrestata per aver diffuso stampa rivoluzionaria e condotta a Mantova. Dottesio fu impiccato a Venezia l'11 ottobre del 1851 in campo Marte. Nel 1866 Giuseppina Perlasca Bonizzoni riuscì a far trasportare la salma di Dottesio da Venezia a Como.
    Apertura: p. 5 alla dedica a Daniele Manin.

  • Vincenzo Maisner, Da Venezia a Theresienstadt. Memorie di Vincenzo Maisner, con prefazione di Giovanni Rizzi, Milano, tip. Baniardi – Pogliani, 15 dicembre 1884. Collocazione: 26. T. 236

    Vittorio Maisner, libraio e venditore di stampe, aveva negozio sotto le Procuratie vecchie ed era agente dell'editrice Vallardi; aveva partecipato attivamente alle vicende del '48-'49 e, rientrati gli austriaci, fu arrestato una prima volta dopo una perquisizione del negozio nel gennaio del 1849, con l'accusa di mostrarsi ostile al governo. Rimase in carcere a San Severo per 34 giorni, nella cella dove era stato recluso Tommaseo. Poi venne arrestato nuovamente nel febbraio del 1852 perché ritenuto in contatto con Luigi Dottesio. Condannato a morte, ottenne la commutazione della pena in dieci anni di galera. Nelle sue memorie racconta le sue traversie, la prigionia a Venezia prima a San Severo poi nelle ben più dure carceri di Rialto, infine il trasferimento a Mantova e la vita in galera passata con le catene ai piedi.
    Apertura: frontespizio, con ritratto inciso a fianco.

  • Giovanni Antonio Moschini, Nuova guida di Venezia, 2 edizione con emende ed aggiunte, adorna d'intagli in rame, Venezia presso Vincenzo Maisner, 1847. Collocazione: 117. D. 166

    Uno degli esempi dell'attività di agente editoriale del Maisner.
    Apertura: frontespizio. Si osservi l'estesa nota editoriale in forma di messaggio pubblicitario dell'attività del Maisner: “mercante di Stampe e Libri sotto le Procuratie Vecchie n. 142 ed a spese degli editori Pietro e Giuseppe Vallardi”.

  • Giuseppe Biundi, La economia esposta ne' suoi principi razionali e dedotti, Milano, presso V. Maisner e compagnia, editori librai, ottobre 1864. Collocazione: 186. D. 226

    Il libraio Vincenzo Maisner, amnistiato nel '57, decise di non tornare a Venezia; riprese la sua attività a Milano, dedicandosi anche all'editoria, specialmente di opere educative e scolastiche, dopo che la Lombardia era passata sotto il regno di Sardegna.
    Apertura: frontespizio.

  • Saggio di caratteri della Tipografia Giuseppe Grimaldo, Venezia, Tipografia Grimaldo, 1861. Collocazione: Misc. D. 3638

    Giuseppe Grimaldo, di 43 anni, stampatore e tipografo con sede in Campiello Mosche vicino a San Pantalon, venne arrestato intorno al 17 luglio del 1852 e spedito successivamente a Mantova. Nell'interrogatorio ammise di aver messo a stampa una carta originale portatagli dal giornalista Canal. Rimase in carcere sino al marzo dell'anno successivo, poi venne rilasciato e amnistiato.
    Apertura: p. [46].

  • Rinaldo Fulin, Nella solenne tumulazione di B. Canal, G. Zambelli e A. Scarsellini XVI giugno 1867, Venezia, Tip. Della Gazzetta, giugno 1867. Collocazione: Misc. C. 3327

    Angelo Scarsellini, di anni 30, venne arrestato nel pomeriggio di domenica 27 giugno del 1852, il giorno successivo venivano fermati Bernardo Canal e Giovanni Zambelli, entrambi di anni 28. Dopo la sentenza che li accusava di alto tradimento e tentato assassinio del monarca, furono condannati a morte e impiccati il 7 dicembre del 1852 nella valletta di Belfiore. Il discorso di Fulin ricorda i tre giovani “generosi, a cui non era sembrato un delitto l'amor di patria, e il desiderio di renderla libera e indipendente”. Nominava “la mente gagliarda del Canal, l'acutezza versatile del Zambelli, l'audace infaticabilità dello Scarsellini”. Alla fine Fulin smentiva l'isolamento della loro azione: “Essi hanno dato ai nostri oppressori un infruttuoso, ma pure terribile avvertimento: che il fuoco ardeva, ardeva sempre, ardeva tremendamente sotto questa terra infelice”.
    Apertura: frontespizio.

  • Nuova planimetria della r. citta di Venezia dimostrante le divisioni del caseggiato, i dettagli delle chiese, dei pubblici stabilimenti e dei principali palazzi; e la nomenclatura stradale, rilevata sul luogo e disegnata nel 1846 da Bernardo e Gaetano Combatti, corredata da illustrazioni topografiche statistiche e storiche e dalla numerazione anagrafica, Venezia, Combatti, 1846. Collocazione: 188. D. 27

    Apertura: sezione che mostra il Campo di Marte, vicino alla grande caserma di Rio Terà dei Pensieri. Era il luogo delle esecuzioni capitali, come quelle di Dottesio e degli arsenalotti Michele Garbizza e Domenico Giaj. Venezia aveva un numero elevato di Commissariati di polizia, di caserme (15 le grandi: S. Marta, S. Maria Maggiore, Tolentini, Convertite, SS. Cosma e Damiano, Incurabili, Gesuiti, S. Salvador, S. Francesco della Vigna, Sepolcro, Celestia, S. Daniele, S. Francesco di Paola, S. Pietro di Castello e Quintavalle) e di prigioni (ben 7: la prigione di San Severo, il carcere militare delle Muneghette, così chiamato perché ricavato nell'ex monastero delle terziarie domenicane in parrocchia di San Martino di Castello, il temibile Stockhaus di Rialto, nelle vecchie prigioni delle Beccherie, le carceri giudiziarie al Ponte della Paglia, quelle nell'ex convento di San Michele in isola, la Casa di correzione alla Giudecca, nell'antico monastero benedettino della Santa Croce e infine quella nell'area del soppresso monastero delle Vergini).

  • Guida massima della città di Venezia. Parte I e II, che comprende il Canal Grande e i contorni di S. Marco, con 18 vedute litografiche e pianta della città, estesa a lume del forestiero da Francesco Zanotto, Venezia, a spese e cura di Gio. Minzon, 1852. Collocazione: 33. A. 27-8

    Lo storico e scrittore Francesco Zanotto racconta la città in una sorta di passeggiata virtuale, scandita dalle preziose immagini prodotte da Marco Moro. Nel primo volume si nota la veduta di Venezia da Marghera con il ponte e un treno in azione.
    Apertura: vol. II. L'arsenale e la caserma con soldati austriaci che stazionano di fronte.

  • Discorsi e poesie in occasione che s'inaugurava in Noale il monumento a Pietro Fortunato Calvi nel giorno 8 ottobre 1871, Treviso, Stabilimento tipo-litografico provinciale di G. Longo, 1871. Collocazione: Misc. A. 458

    Nato a Briana di Noale, nell'entroterra veneziana, il 15 febbraio del 1817, dopo gli studi padovani fu ammesso alla prestigiosa Accademia militare viennese di Neustadt e poi inviato con il reggimento a Venezia, dove entrò in contatto con i circoli patriottici. Spostato a Graz, quando seppe che Venezia era insorta offrì la sua esperienza militare, alla testa della Legione Cacciatori delle Alpi. Dopo la caduta della repubblica, fuggì in esilio. Spinto dal Mazzini, studiò e organizzò un progetto di rivolta antiaustriaca in Trentino, ma venne catturato 17 settembre 1853 a Cogolo, in Val di Sole. Condannato alla pena di morte, fu impiccato il 4 luglio 1855. L'opuscolo raccoglie vari discorsi pronunciati nell'occasione dell'inaugurazione del monumento in sua memoria a Noale, in Piazza Castello.
    Apertura: frontespizio e incisione riproducente la statua del Calvi.

  • Johann Joseph Wenzel Radetzky, Proclama di soppressione dei processi di Mantova, Venezia, Priv. Stabilimento di G. Antonelli, 1853. Collocazione: Misc. A. 599

    Il manifesto, datato Verona 19 marzo 1853 e stampato dal tipografo Giuseppe Antonelli, uomo fidato dell'Austria, avvertiva della fine del processo inquisitorio per alto tradimento, poiché gli individui colpevoli erano già stati puniti e perché “una ulteriore prosecuzione di questo processo minaccia di precipitare in grave disgrazie ancora molte famiglie, a motivo del gran numero di coloro che furono sedotti dalla delittuosa attività dei più compromessi”. Con questo proclama si concludeva lo stato d'assedio.