Lascito bessarioneo

Note biografiche

Ebbe forse nome Basilio (Trebisonda 1400 circa - Ravenna 18 novembre 1472), il promettente giovane greco che, avviato agli studi religiosi, letterari e filosofici, entrò nell'Ordine basiliano nel 1423 con il nome di Bessarione.

All'educazione scolastica ed ascetica unì quindi quella sulle scienze naturali e sulla filosofia platonica, che coltivò a Mistra con Gemisto Pletone.
Elevatosi nei gradi ecclesiastici (è detto cardinale Niceno in quanto dal 1437 fu metropolita di Nicea) e nel favore imperiale, fu scelto per partecipare al concilio di Ferrara, dove, nell'ottobre 1438 pronunciò il discorso inaugurale, che auspicava l'unità.

La nomina a cardinale prete della basilica dei SS. XII Apostoli a Roma, e quindi la sua aggregazione alla Curia romana avvenne nel dicembre 1439, con effettivo trasferimento nella sua nuova dimora presso il Laterano nell'autunno 1443.
Egli non si sarebbe più allontanato dall'ambito della corte pontificia romana se non per incarichi di legazione assegnatigli dal papa.

Il lascito

Bessarione scelse di donare a san Marco (lo Stato veneziano dunque) i propri libri, che sarebbero pervenuti come dono tra vivi (1468) e dopo la morte (1472). Venezia, negli intenti del Bessarione, avrebbe dovuto costituire il baluardo contro il Turco,un porto sicuro per quel mondo bizantino del quale si sentiva erede, mentre auspicava che divenisse anche luogo di incontro e di dialogo tra le culture.

In un primo momento egli aveva destinato la propria collezione al monastero di San Giorgio Maggiore, grazie all'esistenza di una biblioteca eretta su modello mediceo, e alla buona consuetudine del Bessarione con quei monaci.

Bessarione nel formalizzare il lascito, il cui atto originale si trova nel codice Lat. XIV, 14 =4235, imponeva tutela e custodia per i libri, e chiedeva che fossero posti in una sede degna di loro e dei lettori.

Consistenza del lascito

L'atto originale di donazione della biblioteca bessarionea si trova oggi presso la Biblioteca, come codice Lat. XIV, 14 =4235, di elegante fattura e racchiuso in uno scrigno coevo: Acta ad munus literarium D. Bessarionis cardinalis Nicaeni, episcopi Tusculani et patriarchae Constantinopolitani, in Serenissimam rempublicam Venetam collatum spectantia.

Il testo si apre con la missiva con la quale Bessarione comunica al doge Cristoforo Moro di voler donare la propria biblioteca a san Marco, datata ex balneis Viterbiensibus, 1468 maggio 31.

Seguono:

  • il testo della bolla con la quale papa Barbo, Paolo II, ratifica la revoca della donazione bessarionea al monastero veneziano di San Giorgio Maggiore e acconsente all'attuale indirizzo del dono bessarioneo, datum Romae, apud Sanctum Marcum, anno incarnationis Dominice millesimo quadrigentesimo sexagesimo septimo, sexto decimo kal. octobris, con autentiche notarili del 1468, luglio 14;
  • Instrumentum donationis librorum, Viterbo, 1468 maggio 14, notaio Rosato fu Matteo da Viterbo;
  • Index librorum utriusque linguae quos Bessario cardinalis et patriarcha Constantinopolitanus basilicae Beati Marci Venetiis dicavit, suddiviso in indice dei libri greci e dei libri latini, cui si aggiunge la sottoscrizione notarile.

Segue poi il testo relativo alla consegna formale in mani veneziane, anche questo corredato dalla convalida: accettata la donazione da parte della Serenissima, l'ambasciatore veneziano presso la sede apostolica Pietro Morosini prendeva possesso della biblioteca con atto redatto a Roma, nell'abitazione del cardinale presso i Santi XII Apostoli, il 26 giugno 1468.

Nell'atto originale di donazione della biblioteca bessarionea sono elencati 482 codici greci e 264 latini.
Nella primavera del 1469 giungevano a Venezia le prime 30 casse, contenenti 466 fra i manoscritti inventariati.

Tutti i restanti, aumentati di ulteriori acquisizioni, poiché la donazione, inter vivos, prevedeva che rimanesse presso il cardinale parte dei codici in uso per i propri studi, arrivarono con una seconda spedizione, nel febbraio del 1474, inviati da Urbino, dove il cardinale li aveva messi al sicuro presso Federico da Montefeltro.

Risultano oggi posseduti 548 codici greci, 337 latini, e 27 incunaboli .

Tipologia dei materiali

La biblioteca bessarionea fu composta dapprima per studio, e in seguito con l'intento specifico di conservare gli scritti e la sapienza degli antichi, fondamento della civiltà.
Vi sono compresi dunque i volumi antichi ricercati nella patria d'origine, nelle terre latine di tradizione greca, e nella latininità.

Vi sono compresi i volumi nuovi, con ‘edizioni’ dei testi, appositamente commissionati nella copia e nella decorazione.
Molti manoscritti sono pulcherrimi (così nella definizione bessarionea) ossia di ottima lezione e di belle forme.
Il contenuto testuale spazia dal letterario al sacro, al filosofico e allo scientifico.

I codici celebri

Nella sua ormai celeberrima biblioteca, sono veramente numerosi i codici che si possono ritenere testimoni fondamentali, per il testo, per la figurazione e per la storia della civiltà.

Per quanto concerne i codici antichi, ricordiamo i manoscritti dell'Iliade definiti A e B nello stemma dell'opera (Gr. Z. 454 =822; Gr. Z. 453 =821), consultabili on-line nel sito del CHS di Harvard, e i Cynegetica di Oppiano (Gr. Z. 479 =881), recentemente riprodotto in facsimile.

Segnaliamo che è stata realizzata la riproduzione facsimilare anche del bel Tolomeo quattrocentesco Gr. Z. 388 (=333).

Gli inventari

Gli inventari della donazione, dei medesimi volumi conservati in casse e poi nella Biblioteca di san Marco, sono pubblicati da Lotte Labowsky, Bessarion's Library and the Biblioteca Marciana. Six early inventories, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 1979.

 Per saperne di più

  • Bessarione e l'Umanesimo, catalogo della mostra, Venezia, Biblioteca nazionale Marciana, a cura di Gianfranco Fiaccadori; Napoli, Vivarium, 1994