Legato Molin

Note biografiche

Girolamo Ascanio Molin apparteneva al ramo detto “dal Molin d'Oro” dei Molin, casato di antico insediamento veneziano, stabilitosi in città verso l'anno 1000.

Numerosi membri della famiglia ricoprirono, nel corso dei secoli, importanti cariche istituzionali in seno alla Repubblica; massima fra tutte, l'investitura dogale ottenuta nel 1646 da Francesco Molin, novantanovesimo doge della Serenissima. Girolamo Ascanio (1738-1814), figlio di Giangirolamo e di Caterina Grassi, studiò nel Collegio dei Nobili di S. Carlo, a Modena. Nel 1779 sposò Marina Bernardo, dalla quale ebbe due figlie.

Assai attivo nella vita politico-amministrativa di Venezia – fu Savio agli Ordini, Senatore, membro del Consiglio di X e Inquisitore di Stato– la sua fama è legata sia alla sua attività storico-letteraria (fu autore tra l'altro del pamphlet anti-napoleonico Venezia tradita, del 1779, della traduzione della Storia della Repubblica veneziana dal 1551 al 1615 di Andrea Morosini, e di un'inedita e incompiuta Storia della Repubblica di Venezia negli ultimi cinque lustri), sia, e soprattutto, al collezionismo.

Egli infatti raccolse, continuando così una ben radicata tradizione di famiglia, una ricchissima collezione di dipinti, monete, statue, manoscritti, libri, stampe e di reperti naturalistici che con il suo testamento del 24 febbraio 1813 legò “alla Comun di Venezia”.

Il lascito alla Marciana

Il testamento stabiliva tra l'altro che dell'intera biblioteca del Molin 4000 volumi fossero “trascelti a giudizio del Bibliotecario di S. Marco” per essere affidati, insieme a “stampe e disegni, camei, pietre incise, piccoli bronzi, vasi... alla Biblioteca Reale di S. Marco di Venezia per essere perpetuamente conservati... a beneficio del pubblico studioso”.

La selezione fu operata da Iacopo Morelli e Pietro Bettio, rispettivamente custode (ovvero direttore, diremmo oggi) e vice-custode della Marciana; nel 1816 entrarono così in biblioteca 2.209 opere rare e di pregio in 3.606 volumi (tra i quali numerosi incunaboli ed edizioni aldine), 3.835 stampe, 408 disegni, 136 carte geografiche, 97 cammei, 73 marmi, 292 bronzi, 89 terrecotte, 36 avorii, 29 vetri antichi, 122 oggetti diversi e un medagliere ricco di ben 9.570 pezzi di grande valore storico-documentario.

Nel 1873 il Comune di Venezia avanzò alla Marciana la richiesta che tutti i libri, le opere e gli oggetti colà depositati fossero “restituiti” allo stesso Comune, in quanto il testamento del 1813 nominava quale beneficiaria dell'intero lascito “la Comun di Venezia”.

La disputa si protrasse lungamente, fino a quendo, nel 1886, fu stipulata una convenzione fra Ministero e Comune con la quale “si stabiliva definitivamente il principio che quest'ultimo era proprietario degli oggetti del legato, ma che il diritto di disporre circa l'uso e il luogo di deposito spettava allo Stato” (Zorzi, 396). Il lascito fu così trasferito presso il Museo Correr, ad eccezione dei libri, lasciati “in perpetuo uso” alla Marciana.

Inventari e cataloghi

I volumi sono disseminati nelle raccolte della Biblioteca e non costituiscono un fondo a sé stante; la loro identificazione per via catalografica – ovvero in maniera trasparente per la pubblica utenza – è possibile, anche se in modo incompleto, attraverso l'interrogazione per “possessore” dell'OPAC locale.

Un cospicuo carteggio di missive del e al Molin è conservato in tre volumi che documentano assai in dettaglio la sua attività collezionistica [Ms. It. X, 195-197 (=6689-6691)]

Per saperne di più

  • M. Zorzi, La Libreria di S. Marco, Milano, Mondadori, 1987, in part. alle pp. 394-396;
  • L. Rizzi, Girolamo Ascanio Molin. Un collezionista veneziano tra Sette e Ottocento (tesi di laurea), Università di Venezia, Facoltà di Lettere e Filosofia, A.A. 1991-92