La prima edizione del De Aetna di Pietro Bembo (1470-1547), finanziata verosimilmente dalla famiglia Bembo – edizione particolarmente rilevante anche per l'attività della tipografia aldina – vide la luce nel febbraio del 1496 (la data è espressa more veneto).
L'opuscolo, di sole trenta carte, è dedicato all'amico Angelo Gabriele, compagno di studi del Bembo a Messina e a Padova. Si tratta in effetti di un'opera minore dal punto di vista letterario: essa narra, in forma di dialogo tra Pietro e il padre Bernardo, il viaggio dello stesso Bembo in Sicilia, ove si era recato per apprendere il greco e si sofferma in particolare sull'ascesa all'Etna; il dialogo fornisce il pretesto per una serie di citazioni dotte di classici latini e greci.
L'edizione è la prima in lingua latina di Aldo e per essa fu utilizzato per la prima volta il carattere romano tondo, detto poi 'Bembo' (R4: 114), realizzato da Francesco Griffo e per il cui disegno si suppone coinvolto lo scriba Bartolomeo Sanvito o qualcun altro dei copisti di professione che lavorarono per la biblioteca di Bernardo Bembo.
La gran parte degli esemplari di questa aldina presenta un'ulteriore caratteristica, che non manca neppure in una delle due copie marciane: nell'interlinea sono presenti alcuni interventi manoscritti. Si tratta in parte di semplici correzioni di refusi, in parte di varianti d'autore. Il secondo esemplare marciano (Aldine 380) ha solo uno di questi interventi a c. A2r l.8, che peraltro è un semplice refuso.
La stampa infatti, fu certamente realizzata sotto la stretta sorveglianza dell'autore; appare chiaro che – per correggere gli ultimi refusi o ripensamenti – si sia proceduto a integrare sistematicamente a mano le copie già prodotte. L'edizione successiva dell'opera, datata 1530 ed edita da Giovanni Antonio Nicolini da Sabbio, ancora vivente il Bembo, recepisce quasi del tutto queste correzioni.
Ben due esemplari conservati presso la University Library di Cambridge e presso la Biblioteca Estense di Modena, presentano le medesime correzioni, che sono state ricondotte alla mano dello stesso Pietro Bembo.
Tale particolarità dell'edizione, dunque, getta luce sulle pratiche di stampa e composizione nella bottega tipografica di Aldo e sui rapporti tra Manuzio stesso e gli autori di cui dava alle stampe le opere.
Bibliografia di riferimento:
Elisabetta Sciarra