Nelle Institutiones grammaticae Aldo Manuzio metteva a punto l'esperienza accumulata durante la sua lunga attività di maestro, come riferiva nella lettera dedicatoria ad Alberto Pio di Carpi con cui si apre il libro, ricordando i sei anni e più di insegnamento rivolti a lui e al fratello con «summa fide curaque.» Confidava di essere pervenuto a tale testo dopo aver composto fragmenta, ovvero delle esercitazioni sulla grammatica greca e latina e altre opere utili allo studio che presto sperava di poter fare uscire con le dovute revisioni. La grammatica greca di Aldo apparirà però solo postuma, nel novembre del 1515, curata da Marco Musuro. Le Institutiones non erano tuttavia la prima opera di Manuzio che veniva consegnata alla stampa: tra il 1489 e il 1490 era stato infatti stampato a Venezia da Battista de Tortis il breve poema Musarum Panegyris, dedicato a Caterina Pico in cui Aldo esponeva in rima i suoi metodi didattici. Si trattò di un'occasione per conoscere l'ambiente delle tipografie lagunari e stringere la relazione più importante per la sua carriera di editore, quella con il tipografo e libraio Andrea Torresano, dalla cui officina sortivano, come è ormai attestato dagli studi, le Institutiones nel marzo del 1493, come si evince dal colophon che recita: «Impressae Venetiis summa diligentia, septimo Idus Martias MCCCCXCIII».
Se già nella dedica – in cui si firmava ancora Aldus Manucius Bassianas - affermava di essersi deciso a pubblicare l'opera per le continue sollecitazioni che aveva ricevuto, alla fine del testo precisava di essere stato spinto dalla necessità di rimediare alla cattiva qualità degli strumenti didattici in uso, inefficaci e faticosi per gli allievi (c. 89r.). La parte iniziale della grammatica che presenta le preghiere del Salterio, insieme alle lettere dell'alfabeto, la divisione in vocali e consonanti e la scansione in sillabe, evidenzia come per Aldo Manuzio l'istruzione si accompagnasse all'educazione religiosa e alla conoscenza dei buoni costumi.
Dell'edizione è conosciuto solo l'esemplare marciano, pervenuto in Biblioteca nel 1952 come dono del Ministero della Pubblica Istruzione, dopo che era stato rinvenuto nella Biblioteca del Seminario di Foligno da Camillo Scaccia Scarafoni, proveniente dalla collezione dell'erudito folignate Lodovico Jacobilli, e in un primo momento assegnato alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.
L'esemplare è, a oggi, l'unico testimone della prima stampa della grammatica latina di Aldo ed è mutilo di 4 carte (c. a3-6); è inoltre prezioso per le numerose postille autografe di Aldo Manuzio che consentono di seguire il processo di revisione critica che prese avvio dopo l'uscita dell'opera in previsione di una seconda edizione. Egli infatti in margine aggiunse, integrò, anche con inserzioni in greco, o corresse (vi sono infatti alcune cancellature) in più punti il testo, come si evince confrontando i medesimi passi con la stampa del 1501 e le successive.
A c.f8v (=44v.) è presente una nota di possesso «huic libro studui ego qui noncupor Ioan Maria Pecci florianensis», di epoca tardo cinquecentesca.
La legatura, rifatta in pelle, è di epoca novecentesca.
Bibliografia di riferimento:
Tiziana Plebani