Formazione e carriera
Nato nella città greca di Trebisonda, sul Mar Nero, al principio del Quattrocento, Basilio si fece monaco basiliano prendendo il nome di Bessarione.
Dal 1430 al 1436 fu alla scuola del maggior filosofo greco del tempo, Giorgio Gemisto detto Pletone, divenendo conoscitore eccellente della filosofia platonica e aristotelica, della matematica, dell'astronomia, della cultura classica in generale.
Nel 1438 fu fatto arcivescovo di Nicea. ln tale veste partecipò al Concilio di Ferrara-Firenze, convocato dal papa Eugenio IV in accordo con l'imperatore di Bisanzio Giovanni VIII per realizzare l'unione fra i cristiani d'Occidente e d'Oriente.
Qui si distinse come la personalità di maggior rilievo e fu soprattutto per merito suo se l'Unione fu proclamata il 6 luglio 1439 a Firenze.
La nomina a cardinale della basilica dei SS. XII Apostoli a Roma, e quindi la sua aggregazione alla Curia romana, avvenne nel dicembre 1439, con effettivo trasferimento nella sua nuova dimora presso il Laterano nell'autunno 1443.
Egli non si sarebbe più allontanato dall'ambito della corte pontificia romana se non per incarichi di legazione assegnatigli dal papa.
Visitatore apostolico dei monasteri basiliani dell'Italia meridionale e della Sicilia, si adoperò a vantaggio dell'Ordine e in favore della persistenza dell'uso e dello studio della lingua greca; ebbe modo di conoscere i fondi manoscritti conservati presso i monasteri; in particolare, nel 1456 venne nominato archimandrita dell'abbazia di San Salvatore a Messina, e nel 1462 abate commendatario di Santa Croce di Fonte Avellana e commendatario di Grottaferrata.
Fu cardinale di Tuscolo dall'aprile 1449. Nel maggio 1463 fu nominato patriarca di Costantinopoli; dall'ottobre 1468 portò il titolo di vescovo Sabinense e non più Tuscolano.
Tali titoli sono segnalati nelle note di possesso manoscritte poste nei suoi codici.
Con l'incarico di legato per la Francia, Borgogna e Inghilterra, nell'aprile 1472 partì per la Francia, ma fu presto sulla via del ritorno, per morire fra il 17 e il 18 novembre a Ravenna, ospite del podestà veneziano Antonio Dandolo.
Ebbe sepoltura nella chiesa dei XII Apostoli di Roma.
La sua missione
Nonostante il fallimento dell'unione tra le due chiese, Bessarione proseguì, attraverso lo studio della Patristica e di una vieppiù conquistata conoscenza dei testi latini, a sostenere l'unità delle due Chiese. A quest'ultimo concetto determinante sembra alludere il disegno del proprio stemma, che cominciò a far inserire nei propri manoscritti dall'inizio degli anni cinquanta, quando cominciarono le sue importanti commissioni di nuovi codici.
Nello stesso tempo, si prodigò per sollecitare la coalizione delle forze per la salvezza delle terre occidentali contro l'avanzare del Turco anche attraverso i suoi scritti. Dopo la conquista di Costantinopoli nel 1453 sentì la necessità di formare una biblioteca che salvaguardasse la sopravvivenza della civiltà greca e bizantina.
Riuscì così ad acquistare, o a far copiare, la maggior parte dei capolavori della grecità antica. E si preoccupò di trovare per la sua preziosa collezione un rifiugio sicuro e un luogo dove le due culture, greca e latina, potessero dialogare.
NeI 1468 egli scelse di donare i suoi libri a Venezia: ciò per la sua fiducia nel sistema costituzionale della Repubblica, per la stima ch'egli nutriva nei confronti dei maggiori uomini di governo, per l'affetto che l'aveva circondato durante i suoi soggiorni nella città. Venezia, in cui prosperava un'operosa colonia greca, gli appariva una seconda Bisanzio, erede della tradizione bizantina.
Essa era la sola potenza che si fosse assunta il compito di contrastare l'avanzata turca: dal 1463 era infatti in corso una terribile guerra tra il Sultano e la Repubblica, che si concluse solo nel 1479.
Per saperne di più:
Lotte Labowsky, Bessarione, in Dizionario Biografico degli Italiani, 9, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, (1967).