La Libreria di san Marco

Biblioteca Marciana newsletter

numero 2 - estate 1999

1

La Libreria di san Marco

La Libreria di san Marco, patrono e simbolo dello Stato Veneto, deve la sua origine al mecenatismo del cardinale Bessarione. Nato nella città greca di Trebisonda, sul Mar Nero, al principio del Quattrocento, Basilio si fece monaco basiliano prendendo il nome di Bessarione.
Dal 1430 al 1436 fu alla scuola del maggior filosofo greco del tempo, Giorgio Gemisto detto Pletone, divenendo conoscitore eccellente della filosofia platonica e aristotelica, della matematica, dell'astronomia, della cultura classica in generale.

Jacopo de' Barbari, particolare della Pianta di Venezia Nel 1438 fu fatto arcivescovo di Nicea. In tale veste partecipò al Concilio di Ferrara-Firenze, convocato dal papa Eugenio IV in accordo con l'imperatore di Bisanzio Giovanni VIII per realizzare l'unione fra i cristiani d'Occidente e d'Oriente.
Qui si distinse come la personalità di maggior rilievo e fu soprattutto per merito suo se l'Unione fu proclamata il 6 luglio 1439 a Firenze. Ma i Greci respinsero l'Unione, che apparve loro una nuova sopraffazione occidentale, sicchè gli sforzi del Concilio furono vani. Bessarione invece fu tra i pochi che rimasero fedeli all'Unione, e accettò il cappello cardinalizio, persuaso di poter così egli giovare alla causa dei Greci.

Divenuto cardinale, si dedicò soprattutto a due scopi: come diplomatico, alla difesa delle terre greche attaccate dal Turco; come uomo di cultura, alla diffusione del pensiero greco, soprattutto neoplatonico, e al salvataggio delle testimonianze scritte della civiltà greca antica, di cui egli temeva la completa distruzione per l'avanzata distruttiva dei Turchi. Riuscì così ad acquistare, o a far copiare, la maggior parte dei capolavori della grecità antica.
Nel 1468 egli decise di donare i suoi libri a Venezia: ciò per la sua fiducia nel sistema costituzionale della Repubblica, per la stima ch'egli nutriva nei confronti dei maggiori uomini di governo, per l'affetto che l'aveva circondato durante i suoi soggiorni nella città. Venezia, in cui prosperava un'operosa colonia greca, gli appariva una seconda Bisanzio, erede della tradizione bizantina.
Essa era la sola potenza che si fosse assunta il compito di contrastare l'avanzata turca: dal 1463 era in corso una terribile guerra tra il Sultano e la Repubblica, che si concluse solo nel 1479.

Fu dunque a Venezia che Bessarione donò, nel 1468, la sua raccolta: circa 750 codici, cui egli aggiunse poi altri 250 manoscritti e alcune opere a stampa. Venezia accettò solennemente il dono: veniva così realizzato il disegno di una "pubblica Libreria" a Venezia; un disegno che già Francesco Petrarca aveva concepito e quasi attuato un secolo prima, nel 1362, senza peraltro poter condurre a termine il suo progetto, che pure tante speranze e tanto entusiasmo aveva suscitato.
Lo Stato Veneto si impegnò a collocare i volumi in una sede degna dell'importanza del dono; ma solo nel 1537 fu possibile iniziare la costruzione della Libreria, ideata da Jacopo Sansovino, che seppe mirabilmente armonizzare il più nobile stile classico della Rinascenza con il pittoresco ambiente veneziano.

La Biblioteca, dopo il suo trasferimento nell'edificio all'uopo predisposto, si arricchì soprattutto grazie a donazioni e a lasciti. Si ricordano, fra i più importanti, i seguenti: 1595, Jacopo Contarini da S. Samuele (divenuto operante solo nel 1713, all'estinzione della famiglia); 1734, G. B. Recanati; 1792, Tommaso Giuseppe Farsetti; 1797, Jacopo Nani; 1843, Girolamo Contarini.
La Marciana incrementò poi le sue raccolte grazie ad acquisti (come quello dell'importante collezione dell'antiquario Amedeo Svajer, 1794), al trasferimento ad essa di parte delle biblioteche di alcuni monasteri, come SS. Giovanni e Paolo di Venezia e S. Giovanni di Verdara di Padova (fine secolo XVIII), nonchè per effetto dell'obbligo imposto agli stampatori di depositarvi un esemplare di ogni libro pubblicato, come previsto da una legge veneta del 1603 (la prima in Italia in materia).

Dopo la caduta della Repubblica Veneta, la Biblioteca venne arricchita a seguito della concentrazione in essa di parte delle biblioteche degli enti religiosi soppressi in epoca napoleonica.
Essa rimase nella sua sede originaria fino al 1811; in quell'anno essa fu, per decreto del Regno Italico, trasferita nel Palazzo Ducale; nel 1904 fu spostata nell'edificio sansoviniano della Zecca.
Nel 1924 la Marciana riebbe, in aggiunta alla Zecca, anche il palazzo della Libreria, nonchèparte dell'edificio delle Procuratie Nuove. Ora essa occupa, pertanto, non solo la sua storica sede, la Libreria, ma altresì la severa fabbrica della Zecca, ove si coniavano le monete della Repubblica, edificata dal Sansovino tra il 1537 e il 1547.

La Marciana conta oggi circa un milione di volumi, di cui circa 13.000 manoscritti, molti dei quali ricchi di miniature. Gli incunaboli sono 2.883; le cinquecentine 24.055.
Ricchissima per quanto riguarda la cultura greca, la storia veneta, l'editoria veneta, la Libreria di San Marco, accresciuta in questo secolo da importanti donazioni (la raccolta Teza: circa 30 mila volumi, in buona parte relativi alle civiltà orientali; la raccolta Tursi, circa 15 mila volumi di viaggiatori stranieri in Italia), svolge una funzione importante nella vita culturale veneta e al servizio degli studiosi di tutto il mondo.

Marino Zorzi