Tra Armenia, Persia e Italia: una storia di frati domenicani armeni

Secondo incontro del ciclo di conferenze "Manoscritti orientali in Marciana”
Giovedì, 10 Marzo 2016

La Biblioteca Nazionale Marciana propone, tra febbraio e aprile 2016, un ciclo di tre conferenze a cura di Orfea Granzotto, dedicato a codici marciani appartenenti al Fondo Orientale, con l’obiettivo di far conoscere e quindi valorizzare alcuni esemplari appartenenti a questo fondo manoscritto complesso ed eterogeneo, la cui catalogazione nel Catalogo della Regione Nuova Biblioteca Manoscritta è in fase di completamento. Le conferenze avranno luogo nel Vestibolo della Libreria Sansoviniana (Ingresso da Piazzetta San Marco 13/a, Venezia) e vedranno come protagonisti gli specialisti in lingue orientali, che hanno collaborato alla compilazione del Catalogo e alla rubrica pubblicata sui profili social (Facebook e Twitter) della Biblioteca: #OrientaliInMarciana.

Il secondo incontro si svolgerà giovedì 10 marzo 2016, alle ore 17.00: Paolo Lucca (Università Ca’ Foscari), illustrerà il manoscritto marciano segnato Or. 50 (= 169) con una conferenza dal titolo Tra Armenia, Persia e Italia: una storia di frati domenicani armeni. Saluto di Maurizio Messina (direttore della Biblioteca Nazionale Marciana). Introduzione storico geografica di Stefano Pellò, professore associato di Lingua e Letteratura persiana all’Università Cà Foscari. Ingresso libero fino a esaurimento dei posti disponibili.                                                                                                      

Seguendo il testo del colophon del codice marciano Or. 50 della Biblioteca Nazionale Marciana (la traduzione armena del Breviario domenicano), copiato nel convento dei SS. Giovanni e Paolo a Venezia nel 1714, l’intervento ripercorrerà la storia dei frati domenicani armeni e delle loro relazioni con l’Italia, in particolare nei secoli XVI-XVII, dedicando speciale attenzione ai loro rapporti con Roma e Venezia. Le vicende dei due traduttori e degli altri attori e istituzioni coinvolti a vario titolo nella produzione del testo serviranno da canovaccio per ricostruire il variegato mondo di scambi, di contatti religiosi e culturali e sospetti dottrinali in cui questi frati, provenienti dalla diocesi di Nakhijewan, nella Persia safavide, si muovevano.