14 marzo - 30 maggio 2000
Autori che hanno presentato la loro opera
- Luigi Meneghello
- Vicentino di Malo, divide ora il suo tempo tra Londra e il Veneto. È il fondatore e direttore dal 1949 del Dipartimento di Studi Italiani all'Università di Reading, in Inghilterra.
Tra le sue numerose opere, ricordiamo:
Libera nos a malo (1963), I piccoli maestri (1964) da cui è stato tratto nel 1998 un film per la regia di Daniele Luchetti, Pomo pero. Paralipomeni d'un libro di famiglia (1974), Fiori italiani (1976) Bau-sète! (1988, premio Bagutta), Leda e lo schioppo (1988), Rivarotta (1989), Che fate, quel giovane? (1990), Maredè, maredè (1990, premio Nonino Risit d'Aur e premio Brunacci Monselice), Il dispatrio (1993, premio Mondello), Promemoria. Lo sterminio degli ebrei d'Europa 1939-1945 (1994), La materia di Reading (1997, premio Cesare Angelini), Le Carte. Volume I (1999). Il primo volume delle Opere è apparso nel 1993 (ristampato e aggiornato nel 1997), il secondo nel 1997. - Paolo Puppa
- Docente di Storia del Teatro e dello Spettacolo dell'Università di Venezia, drammaturgo e consulente per la messinscena di opere dal repertorio classico e moderno. Collabora in qualità di critico a "Biblioteca teatrale", "Hystrio", "Sipario", "Ariel", "Prima Fila".
Ha pubblicato saggi (Il teatro di Dario Fo, 1978; Teatro e spettacolo nel secondo Novecento, 1990; Parola di scena. Teatro italiano tra '800 e '900, 1999) e romanzi (Saturno in laguna, 1978). Tra le opere drammatiche: Le parole al buio, 1992; La collina di Euridice e Alida Volontaria, 1998. - Vittore Branca
- Professore all'Università di Padova, accademico dei Lincei, dottore honoris causa in varie università (fra cui quelle di Colonia e di New York, la McGill di Montreal e la Sorbona di Parigi), Vittore Branca ha raggiunto notorietà mondiale per i suoi lavori storico-filologici (culminati con l'identificazione dell'autografo di uno dei massimi capolavori della letteratura occidentale, il Decameron di Boccaccio, e con la pubblicazione di un'opera sconosciuta del Poliziano, la seconda Centuria dei Miscellanea) e per i suoi fondamentali saggi critici sul Boccaccio (di cui ha curato l'edizione dell'opera completa), sul Poliziano, sull'umanesimo veneziano, da lui messo in nuova luce, su S. Francesco, sui mercanti scrittori fiorentini, sull'Alfieri, sul Romanticismo e sulla narrativa ottocentesca fra Nievo e De Marchi, e su non pochi altri argomenti, fra cui significativo il tema del rapporto tra critica e filologia.
Vittore Branca ha svolto, e svolge tuttora, un'eccezionale attività di maestro e promotore di cultura, come Segretario Generale e poi Presidente della Fondazione Cini, Presidente dell'Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti, Presidente dell'Associazione Internazionale per gli Studi di lingua e letteratura italiana, direttore delle riviste "Lettere italiane" e "Studi sul Boccaccio", direttore di numerose collane editoriali e del Dizionario Critico della Letteratura Italiana, condirettore del giornale "La Nazione" di Firenze e della rivista "Il Ponte" e collaboratore di numerosi altri giornali, fra cui "Il Corriere della Sera, "Times Literary Supplement", "Le Monde", "Il Sole 24 ore".
L'opera di cui egli parlerà (Boccaccio visualizzato. Narrare per parole e immagini fra Medioevo e Rinascimento, Torino, Einaudi, 1999) e di cui tratteranno con lui altri due illustri studiosi, Francesco Valcanover e Lionello Puppi, è il frutto di un lavoro, da lui ideato e diretto, che lo ha impegnato assieme ad un'équipe internazionale di studiosi per oltre quindici anni.
Esso raccoglie e documenta la traduzione in immagini (pitture, miniature, incisioni) dell'opera del Boccaccio sin dal suo apparire (e, come ha dimostrato Branca, ne fu primo illustratore Boccaccio stesso): una mole imponente di dati per ricostruire e analizzare una ricchissima tradizione iconografica, non solo per l'Italia ma anche per l'Inghilterra, la Spagna, la Germania, la Francia e le Fiandre.
- Paolo Ruffilli
- Nato a Rieti nel 1949. Laureato in Lettere. Giornalista, ha collaborato e collabora ai quotidiani: "Il Resto del Carlino", "Il Giornale", "La Nazione", "Il Giorno", "Il Mattino di Padova", "La Nuova Venezia", "Il Gazzettino". Consulente editoriale, ha lavorato e lavora per Garzanti, Camunia, Mondadori, Giunti, Rizzoli, Fazi. Attualmente è direttore editoriale delle Edizioni del Leone di Venezia.
Si occupa della Scuola di Scrittura Creativa di Treviso.Bibliografia letteraria
Ha pubblicato alcune raccolte di versi, tra le quali Piccola colazione (Garzanti, 197, American Poetry Prize), Diario di Normandia (Amadeus 1990, Premio Montale), Camera oscura (Garzanti, 1992), Nuvole (con foto di F. Roiter, Vianello, 1995).
È autore di una Vita di Ippolito Nievo (Camunia, 1991, Premio Europeo) e di Vita, amori e meraviglie del signor Carlo Goldoni (Camunia, 1993). È curatore di edizioni delle Operette morali di Leopardi (Garzanti), della traduzione foscoliana del Viaggio sentimentale di Sterne (Garzanti) delle Confessioni d'un italiano di Nievo (Garzanti), di un'antologia di Scrittori garibaldini (Mondadori).
Ha tradotto Gibran, Tagore, i Metafisici inglesi (San Paolo). - Enrico Palandri
- Nato a Venezia nel 1956. Vive a Londra, dove lavora come "writer in residence" presso l'Università. Narratore, ha esordito con il romanzo autobiografico Boccalone (1979), seguito da Le pietre e il sale (1986), La via del ritorno (1990), Allegro fantastico (1993), Le colpevoli ambiguità di Herbert Markus (1997), Angela prende il volo (2000).
Ha collaborato con diversi programmi radiofonici per la RAI e per la BBC.
Attualmente è collaboratore de "L'Unità" e del "Diario della settimana".Il suo ultimo libro: Angela prende il volo, Milano, Feltrinelli, 2000
Angela ha sedici anni, arriva a Cambridge in aereo una mattina d'estate ed è come se scendesse direttamente dal cielo. Va a passare due settimane con il padre, che ha una nuova famiglia, ed è confusa, piena di aspettative; ha paura come un agnello in un branco di lupi, ma ha dentro una tale rabbia che forse è lei il lupo che si vuol mangiare il mondo.
Angela sogna, mentre vola sulla bici nel parco, di ritrovare il cerchio magico dell'affetto paterno, ma il padre, un fisico, sarà sempre più lontano, preso nel suo progetto di fuga dal tempo. Dura tutta la vita il desiderio di Angela di varcare la frontiera tra il mondo quotidiano e l'orizzonte azzurro degli affetti, Il tempo lascia le sue cicatrici, oltre la morte del padre, oltre l'amicizia con Olmo, oltre gli innamoramenti: bisogna soffrire in pace per crescere, solo così si può prendere il volo. - Ernesto Rubin de Cervin
- Nato a Venezia nel 1936, ha studiato Composizione a Firenze con E. Lupi e L. Dallapiccola, e a Roma con G. Petrassi e V. Mortari. Vive a Venezia e a Montan-Montagna (Bolzano). Ha insegnato presso il Conservatorio di Musica "B. Marcello" di Venezia.
Ha scritto circa trenta opere musicali, quasi tutte per complessi da camera. Ha pubblicato vari saggi di teoria e critica musicale. Nel campo letterario ha pubblicato due raccolte di racconti: Passeggiata al castello (Palermo, Novecento editore, 1989) e Il ragazzo in tunica (Venezia, Marsilio, 1995).Il ragazzo in tunica, Venezia, Marsilio, 1995
Questi sette racconti riscoprono nei gesti quotidiani e nelle situazioni comuni la persistenza di archetipi che credevamo perduti, di forme che ci sembravano definitivamente cristallizzate nel mito. Ernesto Rubin de Cervin ha scritto sette piccoli, autentici gioielli, nei quali esperienza e sapienza, realtà e mito, vita e memoria si intrecciano in un disegno che non finiremmo mai di guardare, perché rivela sempre nuove, arcaiche presenze.
Al fondo di questa vocazione letteraria, c'è un sentimento della cultura e dell'arte radicalmente inattuale che predilige le discrete conversazioni dell'intimità, nelle quali è possibile sfidare gli arcani della vita spirituale affidandosi alle logore parole del quotidiano, discorrere, senza il rischio di vanificare l'interiore tensione.
Questi racconti nascono lungo il crinale che divide la sapienza esistenziale da quell'altra, pressoché ineffabile, che cresce lontana dal mondo reale e rivela sconfinati orizzonti in cui avventurarsi con la fantasia e l'intelligenza. - Liliana Madeo
- Giornalista e scrittrice, nata a Genzano di Lucania (Potenza), laureata in lettere, inviato speciale del quotidiano "La Stampa", direttrice del periodico femminista "Differenze", consulente di programmi televisivi e radiofonici. Si è occupata di grandi fatti di cronaca (dalle vicende del terrorismo alla criminalità organizzata), di iter legislativi su problemi sociali (dalla legge sulla droga a quella sull'aborto), di tematiche come femminismo, consultori, malattia mentale, aborto, carceri, politica culturale e gestione del patrimonio storico-ambientale, archeologia, arti figurative e letteratura.
Ha scritto: Gli scariolanti di Ostia antica. Storia di una colonia socialista, Camunia, 1989, Premio Donna nella sezione Opera prima 1990; Donne di mafia. Vittime, complici e protagoniste, Mondadori, 1994; e - in edizione economica e aggiornata – Baldini e Castoldi, 1998; Donne cattive. Cinquant'anni di vita italiana, La Tartaruga, 1999. Insieme con altri autori, Bianco, rosso e verde. L'identità degli italiani, Laterza 1993.Donne cattive. Cinquant'anni di vita italiana, La Tartaruga, 1999.
"L'Italia che esce dalla guerra, l'Italia che entra nel nuovo millennio. Cambiano i costumi, il modo di produrre e di pensare, l'immaginario, le regole della convivenza. Con amori, sangue, vendette, illusioni, utopie, crudeltà, coraggio, inventiva: un "romanzo" che attraversa mezzo secolo. Da una parte ci sono la misoginia dei politici, il moralismo dei giudici, la scuola repressiva, la Chiesa ancorata alla tradizione, le resistenze del potere al nuovo.
Dall'altra parte ci sono i personaggi che – magari in maniere sgradevoli o addirittura criminali, per improvvise esplosioni, a segmenti – trasgrediscono la norma e precorrono i tempi, contribuiscono a far crollare tabù e convenzioni. Figure femminili." - Fernando Bandini
- Nato a Vicenza, dove tuttora vive, nel 1931. Ha pubblicato In modo lampante (1963), Per partito preso (1969), Memoria del futuro (1969), La mantide e la città (1979), Il ritorno della cometa (1985) e, presso Garzanti, Santi di dicembre (1994) e Meridiano di Greenwich (1998).
Già docente di Stilistica e Metrica all'Università di Padova e di Letteratura italiana contemporanea all'Università di Ginevra, ha scritto saggi e articoli sul manierismo dialettale del Cinquecento e sul linguaggio poetico del Novecento. È autore di in commento ai Canti del Leopardi. Poeta neolatino, ha ricevuto premi al Certamen Hoeufftianum indetto dall'Accademia Reale Olandese di Amsterdam e al Certamen Vaticanum della Fondazione Latinitatis.
È direttore dell'Istituto per le Lettere, il Teatro e il Melodramma della Fondazione Cini di Venezia.Meridiano di Greenwich, Milano,Garzanti, 1998
L'aspetto più evidente dell'esperienza poetica di Fernando Bandini è la costante e liberissima ricerca di una personale lingua poetica: dall'italiano di sonetti e canzoni, al latino, al dialetto materno. E tuttavia questa poesia, col suo tessuto misurato e preciso, in apparenza semplice e piano ma in realtà sofisticatissimo nell'intreccio dei toni e dei ritmi, non è riducibile a un esperimento formalistico o a un ripiegamento arcadico.
Costantemente sottesa dalla consapevolezza della fine di un'epoca, e forse di un evo, essa appare venata di nostalgia e insieme animata dall'attesa di un futuro incommensurabile; non immune da una certa urgenza politica, a volte polemica, mescola ironie fiabesche a rabbie quasi apocalittiche, spesso affidandosi all'ambizioso sforzo di ricollegare storia e mito.
Gli elementi che più la determinano, sono, allora, questa concretezza senza aloni o mistificazioni, il nitido smalto di immagini e termini (quei ritratti di piante e d'animali), l'esattezza di gesti e sentimenti: il tutto filtrato da quelle lingue morte che il poeta riporta alla vita.
La poesia di Bandini diventa così percorso di conoscenza e testimonianza morale. - Silvio Ramat
- Nato a Firenze il 2 ottobre 1939, è titolare dal 1976 della cattedra di Storia della letteratura italiana moderna e contemporanea nella facoltà di Lettere dell'Università di Padova.
La sua attività di critico, avviatasi nel 1965 con una monografia montaliana, è proseguita studiando alcune delle principali correnti della poesia del nostro secolo (L'ermetismo, La Nuova Italia, 1969), fino a tentarne una ricognizione sistematica (Storia della poesia italiana del Novecento, Mursia, 1976) a partire dalle sue origini (Protonovecento, Il Saggiatore, 1978). Dalla ribadita fedeltà ad autori fra i massimi (L'acacia ferita e altri saggi su Montale, Marsilio, 1986), la sua attenzione si è ultimamente concentrata sopra una rigorosa testualità (I sogni di Costantino, Mursia, 1988; Particolari, Mursia, 1992).
Il risultato del suo lavoro degli anni più recenti è La poesia italiana 1903-1943. Quarantuno titoli esemplari (Marsilio, 1997).
Poeta, il suo esordio risale al 1959, con Le feste di una città. Fra le sue numerose raccolte, citiamo: Gli sproni ardenti (Mondadori, 1964); Corpo e cosmo (Scheiwiller, 1973); In parola (Guanda, 1977); L'inverno delle teorie (Mondadori, 1980); L'arte del primo sonno (San Marco dei Giustiniani, 1984); In piena prosa (Amadeus, 1987); Orto e nido (Garzanti, 1987); Una fonte (Crocetti, 1988); Serials (Biblioteca Cominiana, 1988); Ventagli (Amadeus, 1991); Pomerania (Crocetti, 1993); Numeri primi (Marsilio, 1996); Il gioco e la candela (Crocetti, 1997); Per more (Crocetti, 2000). - Danilo Mainardi
- Nato a Milano nel 1933. Danilo Mainardi è professore ordinario di Conservazione della natura nell'Università Ca' Foscari di Venezia. È stato professore prima di Zoologia, quindi di Biologia generale e infine di Etologia presso l'Università di Parma, nelle facoltà di Scienze e di Medicina, fino al 1992. A Parma è stato anche direttore dell'Istituto di Zoologia e del Dipartimento di Biologia e Fisiologia Generali e, nell'Università Ca' Foscari, del Dipartimento di Scienze Ambientali.
È direttore dal 1973 della scuola internazionale di etologia del Centro Ettore Majorana di Cultura scientifica di Erice, dove ha organizzato numerosi corsi e workshop (Foundations of Ethology, Neuropsychology and Behaviour, The Behaviour of Human Infant, Mouse Aggression, Ethology and Psychobiology of Fear and Defence, Protection and Abuse of Young Mammals, Attention and Performance, Underwater Bioacustics, Protected Areas of the Mediterranean, Behavioural Effects of Environmental Endocrine - Disrupting Chemicals, Research Techniques in Ethology and Animal Ecology, Ethology and Biomedical Research, Vertebrate Mating Systems) i cui contenuti sono stati per gran parte pubblicati in volumi della Plenum Press e dalla Harwood Academic Publisher.
È presidente nazionale della Lipu (Lega italiana protezione uccelli), nel cui ambito è fortemente impegnato per quanto concerne l'educazione ambientale e lo sviluppo di un protezionismo di tipo scientifico, e non - come purtroppo troppo spesso accade - basato sull'emotività.È membro di accademie e società tra le quali l'Accademia Nazionale delle Scienze (dei Quaranta), l'Istituto Lombardo, l'Istituto Veneto, l'Ateneo Veneto, l'International Ethological Society, (di cui è stato presidente) la Società Italiana di Etologia, (di cui è stato presidente) e quella di Ecologia. È stato direttore del Bollettino di Zoologia, organo dell'Unione Zoologica Italiana.
È stato presidente della XIV International Ethological Conference (1975) e del convegno Multidisciplinary Approaces to Conflict and Appeasement in Animals and Man, organizzata dall'International Society for Research on Aggression (1985). Collabora con il Corriere della Sera, con Casaviva e con Airone.Danilo Mainardi è uno scienziato caratterizzato da un "dono" particolare e raro: quello di saper divulgare la propria scienza (l'etologia) con un linguaggio semplice e arguto. Troppo spesso il comportamento degli animali è stato assunto come ricerca fine a se stessa, o come occasione di "moralità" favolistiche.
Danilo Mainardi è invece spinto a parlarne da una curiosità intellettuale che si è man mano trasformata in autentica passione. La "chiave" per capire i suoi scritti sta nel suo interesse scientifico centrale, che è il tema dell'evoluzione e degli adattamenti.
Un'attenzione speciale, ispirata alla sua competenza etologica, Mainardi ha riservato agli aspetti teorici, soprattutto comunicativi, e pratici, relativi alla divulgazione per l'infanzia o per i giovani.
Ha pubblicato, tra l'altro:
Zoo privato (Premio Capri), Longanesi, Il cane e la volpe (Premio Glaxo), Lo zoo aperto (Premio Gambrinus), Einaudi, Dizionario di Etologia, Einaudi, Novanta animali disegnati da Danilo Mainardi, Bollati - Boringhieri, Del cane, del gatto e di altri animali, Mondadori, Un innocente vampiro, Mondadori, Il corno del rinoceronte, Mondadori. - Mario Rigoni Stern
- Nato ad Asiago il 1° novembre del 1921, Mario Rigoni Stern è, per antonomasia, "Il sergente nella neve". Il suo libro più famoso, che reca questo titolo, è una testimonianza poetica sulla ritirata di Russia: raccontata così come l'autore e i suoi alpini l'hanno vissuta, con coraggio e spirito di fratellanza; ricordi scritti in un lager tedesco dall'autore nell'inverno del 1944, pubblicati da Einaudi nel 1953 e da allora long-seller per il candore e la forza con cui viene rappresentata la lotta dell'uomo per conservare la propria umanità.
Un sogno di pace rivisitato nel 1973, quasi trent'anni dopo, in Ritorno sul Don, un viaggio non solo nello spazio, ma anche nel tempo, senza rancori e senza voglia di rivalse, come atto d'amore e di rappacificazione con gli uomini e con la storia.
La guerra (il Don, l'Albania, il "'15 –'18") non è l'unica "presenza" nelle pagine di Rigoni Stern: egli ha via via costruito un percorso che si può definire "selvatico", sospeso tra flora e fauna: pensiamo a suoi libri Il bosco degli urogalli (1962); Uomini, boschi, api (1980); Amore di confine (1986). Guerra e natura si fondono, in particolare, nella Storia di Tönle (1978, premio Campiello,) storia di un contrabbandiere che troverà la pace solo lungo i suoi corrotti sentieri. Tra gli altri titoli di Rigoni Stern, tutti pubblicati da Einaudi: Quota Albania (1971), L'anno della vittoria (1985), Il libro degli animali (1991); Arboreto selvatico (1991); Le stagioni di Giacomo (1995) e Sentieri sotto la neve (1998); Inverni lontani (1999).
Lo scorso anno è stato protagonista della trilogia cinematografica Ritratti, che Carlo Mazzacurati, insieme a Marco Paolini, ha dedicato a tre grandi scrittori veneti (oltre a Rigoni Stern, Andrea Zanzotto e Luigi Meneghello, autori che sono già stati ospiti della Biblioteca Marciana nel ciclo "Scuole di lettura in Biblioteca").