Abstract delle lezioni: Crisi della lettura e critica letteraria

da Martedì, 03 Ottobre 2000 a Venerdì, 24 Novembre 2000

Ateneo Veneto - ONLUS / Biblioteca Nazionale Marciana

Corso:

Crisi della lettura e critica letteraria

3 - 10 - 17 ottobre
7 - 24 novembre 2000

Abstract delle lezioni

  • Abstract delle lezioni del 3 ottobre (a cura di A. Scarsella)
  • Abstract delle lezioni del 10 ottobre (a cura di D. De Odemira)
  • Abstract delle lezioni del 17 ottobre (a cura di A. Scarsella)
  • Tavola Rotonda del 7 novembre (a cura di A. Scarsella)
  • Dennis E. Rhodes commemora Carlo Dionisotti "lettore"

Abstracts delle lezioni del 3 ottobre

(a cura di A.Scarsella)

Ilaria Crotti: Lettore reale, lettore ideale

Commentando l'episodio dantesco di Francesca (Inf. V) e un lungo brano della Recherche di Marcel Proust, Ilaria Crotti avvia una riflessione sul rapporto tra lettura ed esperienza, che da Dante a Proust risulta rovesciato: la "vera realtà" coincide per Proust con il momento onirico della lettura. Ma sia Francesca che il protagonista della Recherche sono, in epoche distanti della storia letteraria, entrambi lettori "ideali", ovvero direttamente dipendenti dalla strategia dell'autore.
Non c'è autore tuttavia che - suggerisce la Crotti - non abbia inserito nel suo testo un personaggio-lettore, che è dunque il soggetto sul quale esiste una documentazione immensa e che può e che deve essere studiato.
Al contrario, designando tutti i lettori effettivi di un'opera, il lettore "reale" può essere ognuno. Ma osservando le proprie personali esperienze di lettori si deve ammettere, prima di qualsiasi teorizzazione, che la "realtà" della lettura si configura problematica, imprevedibile e sfuggente.

Gilberto Pizzamiglio: Lettura dei classici nel momento attuale

Secondo Pizzamiglio la lettura dei classici è in crisi nella misura in cui è venuta meno la mediazione pedagogica della scuola. La resistenza dello zoccolo duro dei classici antichi e moderni risultava comunque legittimata dall'opinione generalmente condivisa e tale da confermare la necessità di leggere i classici.
Prevalente appare invece attualmente l'opinione contraria, mentre l'editoria specializzata in collane di classici fornisce delle indicazioni eloquenti in rapporto, per esempio, alla persistente motivazione scolastica che impone la ristampa di edizioni di Manzoni e di Ungaretti.
Citando in proposito il sonetto foscoliano del 1898 Per la sentenza capitale ecc., secondo Pizzamiglio da una parte la caduta della conoscenza della lingua latina, dall'altra la recente riforma dei corsi di laurea (che ha attribuito allo studio della letteratura italiana un forte ridimensionamento), decretano la sentenza di morte per il patrimonio del passato, al quale non è possibile accostarsi (sia pure a ritroso, come propone Branca, risalendo la cronologia a partire dalla contemporaneità) se non in chiave formativa e di coscienza di civiltà.

Tiziana Agostini: Nuovi temi della narrazione

Di fronte all'inflazione della comunicazione letteraria, occorre insistere - osserva preliminarmente la Agostini - sulle funzioni di selezione della critica intesa come riflessione designata ad oltrepassare la contingenza.
Da questa esigenza è improntata l'ampia ricostruzione tracciata a partire dal 1963, anno in cui la Neoavanguardia mette in crisi la narrativa, che sembra trovare rifugio in territorio veneto (dove nello stesso anno escono Le furie di Piovene, Libera nos a malo di Meneghello e Il male oscuro di Berto).
Nel panorama attuale, caratterizzato tuttora dall'influenza differenziata e contrapposta, nel complesso però costante di Pasolini e Morante da un lato, di Calvino e di Eco dall'altro, ma anche dal crescente abbandono dei codici tradizionali della letterarietà, conclude la Agostini, non si può ancora indicare un'opera che invece resti, assurgendo a modello al di sopra delle altre.

Cesare De Michelis: Letteratura come testimonianza

Mentre il romanzo ottocentesco avrebbe gestito le dinamiche della modernizzazione in atto conciliando, anche attraverso lo stereotipo del "lieto fine", la dialettica tra oblio e memoria, tra tradizione e innovazione, la letteratura del Novecento si configura, dalla memorialistica della Prima Guerra Mondiale in avanti, come testimonianza dell'orrore.
Questa forma risulterà caratteristica della narrativa di tutto il secolo, anche quando esplorerà inferni privati e personali, come quello della follia, oltre che quelli collettivi dell'olocausto, del gulag e così via.
Il Novecento, conclude De Michelis, si chiude invece con Il nome della rosa di Eco, opera che è già al di qua dell'olocausto e che nel 1980 avvia la tendenza di un kitsch letterario costituito da pezzi riciclati e, fortunatamente, "biodegradabili", ovvero destinati sì al consumo, ma anche a non lasciare alcun deposito "inquinante "di possibile significato.

Abstracts delle lezioni del 10 ottobre

(a cura di D. De Odemira)

Alessandro Scarsella: Bibliografia e critica letteraria

Oggetto della critica letteraria è il testo, oggetto della bibliografia è l'edizione intesa come somma di testo più paratesto. Se il paratesto è tutto quanto precede, accompagna e segue il testo, l'edizione è tutto questo più il testo. La storia di un testo è, secondo lo Scarsella, la storia delle sue edizioni e la cronologia delle edizioni di un testo coincide con la storia della sua ricezione. Richiamandosi a Dionisotti lo Scarsella considera l'edizione quale concetto centrale di un metodo storiografico privo di impalcature ideologiche, ma improntato dalla coscienza di un'irriducibile complessità. Anche la lettura tuttavia partecipa attivamente alla ricezione del testo, lasciando sugli esemplari delle edizioni (antiche e moderne) tracce significative, al punto che - asserisce lo Scarsella - il vero possessore del libro non è chi lo ha comprato, bensì chi lo ha letto, così come la storia di una biblioteca non è la storia delle sue acquisizioni, ma la storia dei suoi lettori.

Filippo Secchieri: Critica e teoresi

Secchieri denuncia in via preliminare la dissociazione tra riflessione letteraria e lettura dei testi, dal momento che ogni giudizio critico ha il carattere di una rilettura suscitata da uno stato di permanente interrogazione, sul testo, per il testo, nel testo, dunque nella dimensione altrimenti indefinita della testualità. Per il Secchieri la nozione di testualità è di tipo relazionale, perché inscindibile dall'intervento del lettore.
Se la metodologia è la parte applicativa della teoria, secondo Secchieri l'itinerario si configura in un tentativo di adesione e di corrispondenza della critica al suo oggetto attraverso dettagli, margini, periferie del testo isolabili con gli strumenti di una lettura preferibilmente microanalitica, comunque esente dagli equivoci dell'approccio critico tradizionale: un approccio da evitare, giacché riduttivistico rispetto al testo, protagonistico da parte del critico medesimo e teso a perpetuare il malinteso originario della funzione specifica del segno letterario, impropriamente omologato al sostrato comunicativo-linguistico che l'opera letteraria puntualmente trascende nel divenire delle proprie strategie compositive.

Monica Farnetti: La critica di "genere"

Lemma dalle numerose accezioni tecniche, il "genere" è qui assunto preliminarmente in senso grammaticale, per riallacciarsi alla lezione di Virginia Woolf e di Simone De Beauvoir, convergente nel rifiuto di una definizione automatica e piuttosto incline a configurare il passaggio da "sesso" a "genere" quale obbiettivo di un'opera di ricostruzione del soggetto femminile. Tra il modello americano (sociologico) e quello francese (filosofico) i presupposti teorici della critica di genere sembrano travalicare, sottolinea la Farnetti, persino il corpus dei classici della letteratura femminile, non prendendo le mosse dall'oggetto (o testo), ma dal soggetto (o contesto, o meglio, precisa la Farnetti, da un' intelligenza contestuale). Con riferimenti ai contributi di Maria Zambrano, di Hannah Arendt e di Edith Stein, la Farnetti conclude che la necessità di immedesimazione nella critica di "genere" non nasce quindi da una debolezza, ma dal fatto che la dimensione del femminile non pre-esiste a quella della scrittura-lettura.

Giorgio Rimondi: Critica e interdisciplinarità

All'immagine dell' arbor scientiarum come metafora dell'unità del sapere la cultura contemporanea contrappone l'immagine aperta di un paesaggio, inteso come luogo di abbattimento delle barriere tassonomiche e di mescolamento dei codici, in cui prevale un orientamento - secondo la definizione del Rimondi - neobarocco che utilizza l'estetica come una semiotica. Conoscenza e piacere dell'esplorazione determinano un interscambio di approcci disciplinari eterogenei, ora disorientanti ora appaganti, in virtù della risposta alla petizione di desiderio a monte del nomadismo fortemente decentrato in cui si configura l'eclettismo della critica letteraria attuale. In un paesaggio in cui ciascuno ha diritto a prendere parola come soggetto del discorso, il fare - ammonisce il Rimondi - presuppone sempre il disfare, al livello sia linguistico sia di costruzione di canoni di valori storico-letterari necessariamente obliqui. Anche per questo - conclude il Rimondi - il critico va considerato a pieno titolo autore.

Letture di Maria Pia Colonnello, scelte da Filippo Secchieri - testi di:

Renato Serra, Giuseppe De Robertis, Walter Benjamin, Robert Musil, Leo Spitzer,Giacomo Debenedetti, Gianfranco Contini, Maurice Blanchot, Michail Bachtin, Jacques Derrida, Peter Szondi, Gérard Genette, Julia Kristeva, Roland Barthes, Jean-Pierre Richard, Wolfgang Iser, Stanley Fish, Viktor Sklovskij, Peter Bichsel, Harold Bloom, Paul Ricoeur, Robert Alter, George Steiner,Umberto Eco, Vittorio Spinazzola, Cesare Segre, Lubomir Dolezel.

Abstracts delle lezioni del 17 ottobre

(a cura di A. Scarsella)

Michela Rusi, Critica e verità

L'origine della convergenza, sempre più stretta, tra produzione letteraria e ragione critica è individuata dalla Rusi nel nuovo configurarsi del rapporto del testo con la realtà nella poetica romantica (con citazioni da Foscolo, Leopardi e De Sanctis).
Se il testo è organismo, se è dunque "corpo", il fenomeno dell'estraniamento inteso come ricerca della verità si pone nella forma più coinvolgente per il soggetto. Sino a riassumere in sé la triplice identità di autore, lettore e critico, secondo le dichiarazioni altresì programmatiche di Virginia Woolf e di Elsa Morante, opportunamente richiamate dalla studiosa a sostegno della propria tesi.

Paolo Leoncini, Critica e comprensione

Indicando nel ripristino del legame tra critica ed ermeneutica un fattore di fecondo rinnovamento degli strumenti della ricerca letteraria, Leoncini ha illustrato l'articolazione essenziale dell'atto critico nei tre momenti di precomprensione, ascolto ed elaborazione.
In tal senso il metodo di Gianfranco Contini evidenzia la costante interazione tra ricerca filologica, conoscenza linguistica e critica letteraria.
La pratica del leggere risulta, secondo Leonicini, costituita da forti motivazioni interpretative, originariamente maturate nella sua formazione rosminiana, al di là dell'idealismo crociano e parallelamente alla stilistica di Leo Spitzer, quindi sostenute dall'istanza della libertà morale sottratta a ipoteche ideologiche o a griglie tecnicistiche.

Pier Michele Cellini, Critica, testo e traduzione

Il traduttore è, secondo il Cellini, come un cieco che va a tentoni e a volte indovina per caso o per incosciente intuizione, rintracciando daccapo il percorso o tentando di riavvolgere il filo conduttore dipanato dall'autore. Anche la lettura tuttavia è una forma di traduzione e il lettore-critico è chiamato a confrontare le sue esperienze percettive quotidiane con il contesto creato dal linguaggio poetico.
Cellini si è dunque soffermato sui problemi di traduzione offerti dalla narrativa di Henry James e del suo principale biografo, Percy Lubbock (bibliotecario alla London Library negli anni Venti e autore di due romanzi), riassumibili nella specifica angolazione imposta dal narratore al lettore e dalla quale il traduttore non può necessariamente evadere, dovendone accettare perfino la componente paradossale, a ben vedere sempre latente nella logica della produzione letteraria, dove si prevede uno squilibrio di fondo tra la posizione dell'autore e quella subordinata dei soggetti della ricezione.

Ada Neiger, Lettura e ipertestualità

Presentando il volume curato con W. De Nunzio-Schilardi e G. Pagliano, Tracce d'infanzia nella letteratura italiana fra Ottocento e Novecento (Napoli, Liguori, 2000), la Neiger ha sottolineato l'efficacia della consultazione di indici automatizzati e della ricerca su Cd-rom, e la sua interazione con la lettura e la critica (definita come una forma di "compulsione alla rilettura"). I campioni applicativi prescelti sono stati per la Neiger Il vampiro di Polidori e il corpus della narrativa di Giovanni Verga.
"Il documento digitale verghiano è organizzato - precisa la Neiger nel suo saggio metodologico L'immagine dell'infanzia nel Verga maggiore (pp.29-47) - e consente all'iperlettore, libero di navigare tra informazioni disposte in una struttura reticolare, di ritagliarsi un autonomo percorso di lettura.
Le opere verghiane e le schede costituiscono i nodi dell'ipertesto e sono tra loro collegate per mezzo di link che permettono al lettore di spostarsi , in questa specie di ragnatela di informazioni" ecc.

Dennis E. Rhodes, Carlo Dionisotti lettore

Londra è la città dove Dionisotti visse dal 1948 alla sua morte, avvenuta all'età di novant'anni il 22 febbraio 1998.
La conferenza di Rhodes non ha ricordato tuttavia solo l'infaticabile attività di ricerca di Dionisotti, caratterizzata da un metodo rigoroso e da una elevata sensibilità per il testo, ma anche la sua presenza come lettore alla British Library attraverso i cui cataloghi Dionisotti è divenuto il miglior conoscitore del Cinquecento maggiore e, soprattutto, minore.
La commemorazione dell'autore di Geografia e Storia della letteratura italiana (1a ed. 1967), libro tuttora assai apprezzato anche nelle scuole, si è conclusa con un richiamo alla cooperazione tra bibliografia e ricerca letteraria, allo scopo di riattivare giacimenti di materiale letterario antico che va studiato, alla maniera di Dionisotti, con lo stesse, intatte motivazioni della contemporaneistica.

Tavola Rotonda del 7 novembre

(a cura di A. Scarsella)

Secondo Cesare Galimberti la critica incide sulla lettura attraverso la pubblicistica (dove resiste il genere della recensione) e nel momento della lezione scolastica. Il metodo va sempre rapportato al suo oggetto, ma l'invito alla lettura per essere efficace presuppone un'identificazione con la polifonia del testo che tuttavia ne individui con precisione la struttura e ne conservi la forma.

La lettura ad alta voce resta in tal senso uno strumento di esecuzione insostituibile. La critica identificante, ha concluso Galimberti, è critica sottesamente autobiografica e ragione di vita per chi ne fa pratica: l'insegnante di letteratura non può non essere un letterato. Soffermandosi su un saggio di Attilio Bertolucci del 1954 , Un libro per la sera, Silvana Tamiozzo Goldmann suggerisce una rivalutazione di pratiche tradizionali di lettura che rispristinino valori letterari più solidi all'interno di tempi di ricezione del testo più meditati e quasi "proustiani".

Cimentarsi del resto con la produzione contemporanea risulta problematica, secondo le osservazioni di Serena Fornasiero, a motivo della mancanza di un sistema di conoscenze condivise, tale da negare i presupposti di una coscienza intertestuale comune a docenti e studenti. Tra rischio di ghettizzazione e ricerca di modelli generali di definizione, la ricerca dell'identità letteraria femminile come obbiettivo critico deve, per Laura Graziano, tener conto di una fenomenologia dei "tipi" (maschile e femminile, appunto).

Tra immaginario privato e inconscio collettivo, l'indagine matura ancora in tal senso nell'orizzonte prelinguistico del simbolico tracciato da Julia Kristeva nei suoi scritti teorici. Coordinando il dibattito Pietro Gibellini ha rilevato un aspetto peculiare della mediazione critica, nella misura in cui la dimensione del commento resista accanto a una didattica della lettura dei teisti letterari che non può essere delegata dal docente all'ottore, come talvolta avviene.

Gli studi sulla funzione della lettura ad alta voce in ambienti semicolti dimostrano, ha puntualizzato Gibellini, una natura corale della ricezione letteraria con cui occorre confrontarsi. Rispondendo alle domande del pubblico Fornasiero, Tamiozzo e Galimberti hanno rispettivamente indicato l'urgenza:

  • a) della chiusura del canone a un novero di libri eccellenti,
  • b) del riequilibrio, in ambito universitario, tra ricerca e insegnamento,
  • c) dell'apporto necessario delle biblioteche nel dibattito.